Introducción – Massimiliano Finazzer Flory
Autor: Massimiliano Finazzer Flory Assessore alla Cultura del Comune di Milano
Título del texto: – sin título (texto introductorio)
Publicación: De 3 en 3 Javier Marín (Milán)
Proyecto/ obra: de 3 en 3 Año de publicación: 2008
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Vi è una strana e suggestiva relazione tra la mostra e la città che la accoglie: riguarda “l’abitare la distanza” tra l’oggetto che opera nell’arte e l’ambiente che lo scruta. Con De 3 en 3, la seconda esposizione nel nostro Paese di Javier Marín, si apre, così, uno spazio concreto, tangibile nella sua (anti?)monumentalità, per il dialogo tra le sue opere e i nostri spazi urbani. Un dialogo che conserva radici precise che si collegano alle antiche civiltà pre-ispaniche e che si fa sincretico, al tempo stesso, negli influssi del Rinascimento e del Barocco, con una particolare predilezione, fra gli artisti italiani del Cinquecento, per Pontormo, Rosso Fiorentino e Michelangelo.
La scena urbana milanese si trasforma per l’occasione in teatro ‘enigmatico’, per riprendere un altro tema vicino allo scultore, di imponenti figure umane e animali che incarnano debolezza e potenza, materia e forma, riferimenti all’epoca della “conquista”. Ma, è bene ricordarlo, con una duplice ambivalente prospettiva che potrebbe alludere a una domanda: l’attesa di una partenza armata oppure la difesa di una lontana città?
Tra cavalli e cavalieri, grandi teste, pietre preziose e corpi umani un messaggio che, attraverso antiche simbologie, solleva un’interrogazione sull’inutilità della guerra e sulla caduta delle ideologie. Servendosi dello strumento della tecnica – la resina mescolata “ai colori della natura” – Marín fa parlare le sculture con un linguaggio con-temporaneo.
Le piazze, le strade, il territorio della città, allora, possono divenire il luogo in cui si gioca la sfida del nostro tempo: ri-compenetrare la natura e la cultura come risultato di una vitale relazione con il tramite di una nuova e diversa presa di coscienza della nostra percezione e ricerca filosofica in cammino verso la verità delle cose. Si può riscoprire il paesaggio urbano come luogo che istiga la visione, alimenta domande come quella che lo scrittore Jean Genet si è posto: “si è sempre parlato dell’influenza del paesaggio sui sentimenti, ma non credo si sia mai parlato di questa influenza su di un atteggiamento morale”. Se la terra è tradizione dobbiamo ricordare, tuttavia, che ci è “prestata” dai nostri figli. Un’opportunità per vivere gli spazi espositivi anche come prodotti psichici, movimenti mentali, specchio dell’anima. Schermi su cui proiettare idee, istinti e denunce per raccogliere e trasmettere una condizione culturale libera e propositiva. La contaminazione dell’arte contemporanea induce implicazioni sociali diffondendo un’esperienza spaesante, forse necessaria alla vita di tutta la città, perché la città divenga davvero una metafora del divenire del mondo.